Livornese, under 30, il trionfo in tv dopo 6 anni da cameriera: «I ristoranti stellati? Cercano disciplina, non è esattamente il mio forte. Resto a Firenze: voi milanesi non vi volete sporcare, ma io come farei senza lampredotto?»
Eleonora Riso
Hanno suscitato commenti e dibattiti nella community della pagina web milano.corriere.it: ripubblichiamo qui alcune tra le interviste più lette dell’estate 2024.
Eleonora, ha portato i suoi amici a fare un tour in piazza del Duomo a Milano?
«Macché, quelli della foto mica li conoscevo…».
Eleonora Riso, si è imbucata in una foto di gruppo?
«Esattamente, erano ragazzi inglesi o americani. Turisti loro, turista pure io».
L’intervista parte da qui. Ovvero dal post in cui Eleonora Riso, vulcanica vincitrice di Masterchef 13, ex cameriera, livornese dall’età ufficialmente non dichiarata (pare che gli anni siano 27-28, lei però si definisce «eterna. Non che la mia età sia un dato così interessante, però ho cominciato a fare la misteriosa per vedere l’effetto: mi diverte un sacco»), ha messo la parola fine a un tormentone: «A Milano non verrò a vivere».
Che poi ci ha già vissuto.
«In un residence durante le riprese del programma: situazione particolare, non conta come curriculum».
Iniziamo da capo. Voleva vivere a Milano?
«Finito Masterchef mi sono sentita chiedere un giorno sì e l’altro pure se il trasloco fosse in previsione. In effetti accarezzavo l’idea: Milano è la città delle occasioni di lavoro, inoltre sto passando tanto, troppo tempo in treno (la scorsa settimana sei ore all’andata e sei al ritorno su 24). Così ho messo giù un bilancio: mi trasferisco o no?».
Foto rubate in piazza del Duomo
Ed è tutto in quel post. Dice no, capo primo, «perché sono pigra».
«Pigrissima. È mezzogiorno e mi sono appena alzata: A mio favore c’è il fatto che ieri sera ho lavorato. La faccenda in verità è più complessa…».
Ha dunque stilato l’elenco dei pro – «quanto sono belli i pro» – e soprattutto dei contro rispetto all’ipotetica migrazione dal centro al nord. Un flusso di coscienza ironico in 12 punti che su Instagram ha raccattato frotte di like. Spiega: «Sono pigra ed è un dato di fatto. Cioè, intendiamoci, ho provato a dirmi che era solo una sovrastruttura, che non sono pigra davvero, che se mi faccio le to do list, che mi dico che lo sono solo per continuare a esserlo…». E ancora: «Negli ultimi due anni ho fatto circa cinque traslochi, una lunga serie di barboneggiamenti, brevi soggiorni, lunghi soggiorni. Immemore di tutto ciò, mi era venuta una mezza idea di provare a trasferirmi a Milano…». E invece. «E invece sono pigra». Pigra proprio. Così, «a Milano farò solo la turista (da qui la foto con gli sconosciuti)». In mezzo c’è un ragionamento – dal costo dell’affitto allo smog, dal lampredotto ai genitori – che val la pena di approfondire.
I barboneggiamenti: come è andata?
«Prima di arrivare a Masterchef vivevo in campagna, a Santa Brigida. Per amore mi sono trasferita a Firenze, poi l’amore è finito e mi sono trovata praticamente buttata in strada: da un giorno all’altro dovevo trovare un posto. Giro tra gli amici, tra gli amici di amici. D’un tratto la manager di sala del ristorante in cui lavoravo mi offre la sua casa: bello! Ho un po’ esagerato: invitavo gente, rieccomi a piedi, buttata in strada per la seconda volta. Più o meno qui inizia Masterchef ed Eleonora Riso arriva a Milano».
Adesso da dove risponde al telefono?
«Da Firenze città. Abito qui. L’idea di tornare a Milano c’era: è il posto cruciale se vuoi lavorare in tv».
Ci sono anche i grandi chef.
«Dopo la trasmissione non mi ha chiamato nessuno».
Ma davvero?
«Penso cerchino disciplina, non è esattamente il mio forte».
C’è qualcuno con cui vorrebbe lavorare?
«Di certo farò un’esperienza e mi perfezionerò con la scuola Alma. Adesso sono presa da altro (incluse le presentazioni del libro “Laboratorio di sapori”, con le sue 80 ricette ganzissime, per Baldini+Castoldi) e il tempo non è tantissimo».
Torniamo a ciò che la scoraggia dal cercar casa sotto la Madonnina. Pigrizia a parte, al numero uno annota: il trasloco.
«Mi viene male solo a pensarci».
Il cambio armadio.
«Già dai miei genitori a Colle Salvetti ci sono i residui di due migrazioni, dovrei raccattare roba ovunque e portare a Milano i vestiti stilosi, perché a Milano devi essere carina-carina, fare le pierre. Non ne ho tanti adatti all’impresa: basterebbero sì e no per due giorni».
Il lampredotto.
«A Firenze è una specialità ma a Milano nessuno si sognerebbe di mangiare qualcosa che sia interiora. Non vi volete sporcare. Io come farei senza lampredotto?».
I genitori.
«Eleonora e Alessandro. Dove vado senza?».
L’auto.
«Ho una Micra del 1997. Temo che non sopravviva al viaggio, tra l’altro è un Euro meno di zero: non me la fanno entrare nelle Aree B e C, prenderei solo multe».
La bicicletta.
Non è vero!
«È una giungla, mi dicono amici».
Questa è facile: l’affitto.
«L’altro giorno con mia sorella guardavo le offerte in città: posto che vorrei stare dove raggiungere tutto al massimo in 40 minuti, a meno di 800 euro al mese non trovi nemmeno un buco. Conosco persone che sono state in condizioni impossibili, poi piano piano si sono sistemate. Io sono nata operaia e operaia resto: anche se (se) un giorno guadagnerò tanti soldi, spendere 1.500 euro per l’affitto di un bilocale in centro continuerà a sembrarmi una cosa impensabile».
Il riscaldamento.
«Costa di più che a Firenze e ne usi di più».
Le scarpe.
«Ne ho almeno quaranta paia, le vorrei portare tutte. Dove le metterei nell’ipotetico bilocale?».
Lo smog.
«Non credo serva spiegare. Poi lo smog ti riempie di punti neri».
Veniamo a un classico: l’ansia. Lo scrive tutto maiuscolo.
«L’ansia, le persone, l’ansia. A Roma vado tranquilla, a Firenze ancora meglio. A Milano invece sembra che guardino tutti Masterchef: mi riconoscono ovunque. Aiuto».
Aveva detto di soffrire della sindrome dell’impostore, non credeva di essere abbastanza brava da vincere in trasmissione.
«Milano è la città delle pubbliche relazioni, quindi del confronto, del “sii iperperformante”. Ci risiamo: che ansia».
Espressione incredula alla proclamazione della vittoria di Masterchef
Coltiva sempre il sogno di aprire una foresteria con una cucina sua?
«Sì. Sogno anche di poter viaggiare con il mio lavoro».
Lei ha fatto la cameriera.
«Per sei anni, da Cibrèo a Firenze ho imparato tanto, anche a scavallare il problema dei clienti non educati. Se non avessi fatto Masterchef sarei restata nel ramo, puntando a passare di livello».
Trovare personale per i ristoranti è diventato difficile?
«Il lavoro in sala ha perso appeal, è decaduto anche perché spesso sottopagato da piccoli imprenditori che faticano a stare a galla. Dall’altro lato i ragazzi danno poco valore alla professione, non è vista come un approdo. Peccato, in generale: io ho fatto la cameriera per anni con passione».
Ha scritto di ricette «ganzissime». Quale sceglie di Milano?
«Il riso al salto: ti permette di non sprecare».
Non ci vivrà, ma un ristorante qui lo aprirebbe?
«Io vorrei aprire un baracchino. È un progetto che ho».
Ha postato una foto con la maglia dell’Atalanta, la verità è che si vuole trasferire a Bergamo?
«Una foto ruffiana dopo l’Europa League. Diciamo così…».
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